La straduzione
A Buenos Aires Gombrowicz era arrivato a bordo di un transatlantico per un breve soggiorno, proprio nei giorni dell'invasione della Polonia da parte di Hitler. In partenza per tornare in Europa, Witold fugge all'ultimo momento bruciando i ponti con il vecchio mondo. Decide di ricominciare daccapo, in un luogo che lo attrae o di cui non conosce neppure la lingua. Il suo è un dispatrio volontario, uno scrittore esule e poverissimo in cerca della propria libertà nell'Argentina ricca di quegli anni. Intorno a lui l'ascesa al potere di Perón, il rifiuto dell'aristocratico circolo intellettuale di Borges e di Bioy Casares, la diffidenza di arcigne affittacamere, la fame placata a funerali di sconosciuti, ma anche l'amicizia con pizzaioli, sartine, vagabondi, ragazzi di vita, intellettuali irregolari, e soprattutto un giovane italiano immigrato, Mattia, che sogna il riscatto della sua vita miserabile attraverso la boxe cui si dedica dopo il massacrante lavoro ai macelli. Come Mattia, anche Witold coltiva un sogno, quello di riuscire a tradurre il suo romanzo "Ferdydurke" in una lingua che non padroneggia, spalleggiato dagli amici che si ritrovano al biliardo del suo Café o che non conoscono il polacco. Due sogni, due storie parallele, in fondo la stessa storia, perché la scrittura come la vita è uguale alla boxe. "La straduzione" è un romanzo argentino, o meglio è una dichiarazione d'amore che l'autrice fa a un paese e a una cultura vicini e lontani, o forse meglio a una città, Buenos Aires e a uno dei suoi più suggestivi quartieri, San Telmo. "Vedi, l'Argentina è così..." aveva detto Witold a Vence sul suo letto di morte alla persona che amava e che mai aveva visto Buenos Aires. E questo è il filo del ricordare e del raccontare di Laura Pariani, la sua scommessa nel farci entrare nel mondo del c'era una volta e dell'oggi che c'è. "Vedi, l'Argentina è così..."
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