Il maestro magro
Mettere insieme, un alunno dopo l'altro, una classe di adulti analfabeti: questo cerca di fare Ariosto Aliquò, detto Osto. Figlio di un tappezziere puparo che dopo uno sgarbo involontario a un boss mafioso si è visto incendiare il teatro, nei primi anni del dopoguerra, Osto emigra dalla Sicilia in una terra ancora più povera, il Polesine: per rastrellare, tra argini e barene, gli scolari necessari a guadagnare, in base a una vecchia legge, il diritto a quello stipendio ridotto che spetta ai "maestri magri". Lì conosce Ines, una giovane vedova di guerra. E lì, in un mondo sospeso tra la terra e l'acqua, nasce un amore forte, malinconico e allegro, che Osto e Ines cercano di portare a compimento immergendosi nel brulicante anonimato della cintura di Torino. Le peregrinazioni di Osto, che coprono il ventennio dal Piano Marshall alla metà degli anni Sessanta, consentono così a Gian Antonio Stella di descrivere l'Italia povera che abbiamo dimenticato, con fatti veri tratti dalla "Settimana Incom", dagli articoli di cronaca, dalle lettere ai giornali. E il romanzo di Osto diventa il mezzo per raccontare, tra l'ironia e il dolore, l'avventura e lo spasso, l'epopea degli uomini e delle donne che, senza accorgersene, hanno creato una nuova Italia.