Il duca di Mantova

Romanzo in forma di pamphlet sui nostri anni, o quadro d'epoca, "II Duca di Mantova" racconta l'Italia al tempo di Berlusconi. Scritto in modo lineare e con uno stile colloquiale che non rinuncia all'arma di una tesa intelligenza speculativa, questo libro di Franco Cordelli prende avvio da una domanda che riguarda ognuno di noi: che cosa ha permesso la svolta berlusconiana in Italia, ovvero quella che per alcuni è una vera e propria deriva autoritaria? Quali mutamenti antropologici hanno preparato il nostro attuale disastro? Cordelli si interroga come può farlo uno scrittore, e sceglie di indagare la propria generazione che, pur essendo cresciuta nel culto della conoscenza, della tolleranza e della democrazia, non ha saputo opporre null'altro che il proprio stupore. Da questo punto di vista "II Duca di Mantova" è un autoritratto dolente e spietato, ma al tempo stesso agguerrito come di chi sa, nella propria coscienza, di avere ancora battaglie decisive da combattere. Che non è più possibile assistere alla sconfitta senza opporre una lucida e attiva resistenza. Romanzo-conversazione che sa usare le cifre più diverse, dal sarcasmo alla più cruda delle rappresentazioni, dalla pietà fino al puro e semplice resoconto del gesto quotidiano - la madre, un cane, una cinese, una specie affettuosa di famiglia allargata - del "Duca di Mantova" svetta l'aspetto stilistico, laddove la letteratura si ricompone in modo originale e generoso a un sentimento del presente che sembrava tramontato. "II Duca di Mantova" è l'unico esemplare in Italia di romanzo civile che si applica a non lasciare sola l'imperdonabilità di un fare politico che dovrebbe costringere tutti all'attenzione.