Gente qualunque

Gente qualunque

Con il titolo di "Gente qualunque" Indro Montanelli pubblicò presso Bompiani, nel 1942, una raccolta di brevi prose letterarie a cavallo tra l'autobiografia e la memoria familiare, lo schizzo di costume e il racconto di viaggio. Storie di nonna Rosmunda e di nonna Edvige, anzi 'Eduige'; di baroni baltici "senza arte né parte, senza patria e senza quattrini, che vivono accovacciati in quei misteriosi paesi del nord" e "non escono che di sera, come i pipistrelli e i nottoloni, quando meno visibili sono le magagne del vestito logoro e delle scarpe sdrucite"; di poeti albanesi, degni discendenti di Omero, che cantano la leggenda del castello di Scutari, costruito grazie al sacrificio di una giovane sposa che "diventò pietra come le mura, salvo il seno destro che seguitò a dare latte e forza al figlio"; e storie di guerra come quella sorta di manifesto di vita e di stile - se la parola 'manifesto' non suonasse falsa a proposito di Montanelli - rappresentato dal racconto della morte del capitano D. B., che scriveva: "Mi pare che la mia Arma - il Genio - abbia da fare la guerra più difficile, perché ciò che fa la guerra è la retorica e la nostra Arma è la più antiretorica. Io, per me, mi auguro una sola cosa, se dovessi morire, di saperlo fare con un po' di semplicità...". Quando, nel 1963, Montanelli preparò un'antologia personale dei suoi scritti letterari, mantenne il titolo della vecchia raccolta, e aggiunse altri racconti e ritratti apparsi su giornali e riviste negli anni successivi, oltre a due romanzi brevi: "Giorno di festa", ambientato in Toscana e scritto in Estonia nel 1937-38, e "Qui non riposano", una storia di due morti (anche loro 'gente qualunque') sballottati nei flutti della storia nella Val d'Ossola contesa tra partigiani e fascisti. A quel libro, si aggiunsero poi due racconti toscani, tra cui quello memorabile del 'nonnino' morto durante l'alluvione di Firenze del 1966. Montanelli continuò a definire questi testi 'cronache', per sottolineare il fatto che erano sempre l'opera di un giornalista. Letti di seguito, ci appaiono oggi la migliore testimonianza della sua autentica vocazione di narratore.
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