Storia di Roma
Quando, nel pieno degli anni Cinquanta, la "Domenica del Corriere" pubblicò a puntate questa "Storia di Roma", Indro Montanelli cominciò a ricevere lettere sempre più indignate. "Mi si accusava di leggerezza, di faciloneria, di disfattismo e qualcuno addirittura di empietà, per il mio modo di trattare un argomento considerato sacro." In realtà, la sua scommessa era di avvicinare gli italiani alla loro storia, raccontando le gesta e il carattere di uomini vivi e veri, e non di monumenti. Il metodo scelto da Montanelli era fondato da una parte sul ritorno ai testi degli storici e memorialisti romani come Svetonio e Dione Cassio - "che di quei monumenti essendo contemporanei, o almeno coevi, non nutrivano per essi un sì reverenziale e timoroso rispetto" - e dall'altra su quello che sarebbe divenuto il marchio di fabbrica delle sue storie: l'attualizzazione ironica e brillante. Così, Saturno era "il dio della semina, che la leggenda dipingeva come un preistorico re, professore di agraria e vagamente comunista"; la monarchia di Servio Tullio "era un regime capitalista o plutocratico in piena regola, che dava il monopolio del potere legislativo alla Confindustria, togliendolo alla Federterra, cioè al Senato che di denaro ne aveva molto meno"; Cleopatra, giunta a Roma al seguito di Cesare, è "una sciantosa che si spingeva avanti la carrozzella con dentro un marmocchio piagnucoloso", e sant'Ambrogio "un uomo duro che, se fosse nato oggi in America, sarebbe diventato un Ford o un Rockefeller". Quando il suo racconto uscì in volume, nel novembre 1957, Montanelli confessò la sua aspirazione: "Se riuscirò ad affezionare alla storia di Roma qualche migliaio di italiani, sin qui respinti dalla sussiegosità di chi gliel'ha raccontata prima di me, mi riterrò un autore utile, fortunato e pienamente riuscito". I lettori affezionati furono ben più di qualche migliaio, e con la "Storia di Roma" nacque la più fortunata collana di divulgazione storica dell'editoria italiana.
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