Epoca immobile
Energia e pianto, preghiera e urlo, invocazione e canto: nei versi di Giovanna Sicari si fondono in un dettato epistolare ed elegiaco di straordinaria lucidità e nettezza. Con una sorta di violenza elementare e innocente, Giovanna Sicari ci mostra esemplarmente come la poesia sia inscindibile dalle sue origini drammatiche e forti, dall'impeto rapinoso di portare in sé, incorporandolo per riversarlo, il mondo sfuggente e dileguante delle ombre che popolano la nostra cronaca. Forte, radicale e semplice come sanno esserlo i poeti capaci di una superiore commozione (offerta, certo, in quanto prima ineludibilmente sofferta), brucia le visioni quotidiane nelle loro molecole: "La maga dice: la legge incombe / la legge vuole, domani ti darà / la sua acqua. Cammino / in diagonale, ho mire e tuffi, / - dammi la forza, dammi il bene".