La stagione del basilisco
Siamo a Parigi, negli anni della guerra d'Algeria, nel Quartiere Latino. Sullo sfondo, attentati e sirene della polizia sono richiamo fugace, incidentale ma presente di quei tempi sinistri, cui allude il titolo del romanzo. Un oste, un cameriere, una droghiera, un ornitologo, alcuni pittori, dei turisti, un erborista, uno zoppo, delle ragazze (Occhiverdi, l'incinta, la greca, Le-cul-en-rose-clair) appaiono sulla scena recitando a soggetto, creano un continuum di variazioni sull'uomo e il suo agitarsi in una dimensione 'inesistente', proiettando un mondo evocato 'nelle sue astratte libertà, nella sua impotenza e nella sua vacua e forse inutile anarchia'. Scriveva Lazzaro nel 1968: ""La stagione del basilisco" presuppone annotazioni e appunti presi durante certi miei lunghi soggiorni a Parigi e vuole essere, anche, un omaggio a una città che amo e conosco non da turista ma come luogo di lavoro e di positive esperienze culturali. L'ho scritto in Italia, nell'autunno/inverno 1966-67. Il titolo primitivo, "Variazioni su un'antica canzone del basilisco", pretendeva di definire la forma esteriore e la sostanza del libro, che in definitiva voleva essere una specie di Chanson alla rovescia".
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