La riscoperta di Aristotele in Occidente
La costituzione di un 'Corpus' degli scritti di Aristotele in lingua latina è stata un fattore decisivo per lo sviluppo della filosofia e della teologia nel medioevo. Questa riscoperta di Aristotele in Occidente fa parte della grande rivoluzione culturale del XII secolo. Seguendo l'esempio dato molto tempo prima da Boezio, una serie di traduttori ha stabilito i testi che avrebbero formato la base dell'insegnamento universitario. La nostra conoscenza della storia di queste traduzioni ha compiuto considerevoli progressi soprattutto grazie agli studi condotti nell'ambito dell''Aristoteles Latinus'. Così si possono apprezzare, nel campo delle traduzioni greco-latine, i meriti di Giacomo Veneto, di Burgundio Pisano, di Enrico Aristippo, mentre, per quanto riguarda le traduzioni dall'arabo, l'opera di Gerardo di Cremona, di Alfredo di Sareshel e di Michele Scoto si delinea con una chiarezza sempre maggiore. Il lavoro di questi pionieri è continuato nel XIII secolo con personalità di grande fama come Roberto Grossatesta, Bartolomeo di Messina e Guglielmo di Moerbeke. Parecchie traduzioni medievali rimangono tuttavia ancora anonime. E non si deve dimenticare che il 'Corpus' aristotelico che oggi conosciamo rappresenta solamente una parte di tutte le traduzioni di Aristotele che sono state fatte durante il medioevo.