Sant'Agostino. In luogo di sé
Se si parte da Descartes per accedere alla questione dello statuto della metafisica, stabilirne la costituzione onto-teologica e rilevare lo scarto esistente con la teologia cristiana, è inevitabile tornare a sant'Agostino, punto di riferimento obbligatorio per tutto il XVII secolo. Marion legge e interpreta le "Confessioni" in modo decisamente non metafisico, facendo uso di concetti elaborati in una logica d'intento radicalmente fenomenologica. Il filosofo francese va al cuore della filosofia e della teologia di sant'Agostino, portandole nella nostra contemporaneità e mostrando come il pensiero agostiniano fu da subito prossimo al contemporaneo approccio fenomenologico. Sant'Agostino è l'interlocutore privilegiato e il giudice inevitabile dell'impresa dell'accesso a fenomeni non riducibili agli oggetti e agli enti della metafisica. La questione diventa allora quella di avvicinarsi al luogo in cui pensa sant'Agostino, per ritrovarvi ciò che egli cerca di pensare: l'itinerario di un approccio al luogo di sé, al luogo del sé, il più estraneo possibile per colui che si è o si crede di essere.