Interrompere il quotidiano. La costruzione del tempo nell'esperienza religiosa
"Più di tre quarti di secolo fa, E. Cassirer faceva già notare come le diverse forme che prendono la coscienza del tempo e la percezione dei cambiamenti del tempo, della sua durata e delle sue modificazioni costituiscano una delle differenze caratteristiche esistenti tra le religioni" (Meslin). Se, nei vari sistemi religiosi, il tempo "sacro" si definisce spesso nei termini di una rottura o una interruzione rispetto alla successione temporale ordinaria, gli aspetti che esso presenta, le sue peculiarità, i suoi modi di porsi in rapporto con la quotidianità, le concezioni del mondo dalle quali dipende e che contribuisce a determinare cambiano a seconda dei contesti culturali di riferimento. L'individuazione della stessa categoria di "tempo sacro", inoltre, non manca di porre questioni teoriche e metodologiche. Trascorsi cinquant'anni dalla pubblicazione del "Mito dell'eterno ritorno", il volume nel quale, opponendo la visione lineare e quella ciclica della temporalità, Mircea Eliade forniva alcune categorie che sono state all'origine di un dibattito tuttora aperto, novi specialisti di storia delle religioni hanno affrontato il tema dell'esperienza religiosa del tempo, studiandola dal punto di vista dei problemi teorici che suscita e degli strumenti interpretativi che consentono di indagarla, analizzando i modi in cui alcune civiltà costruiscono e definiscono la loro idea del tempo e confrontandosi con la figura e con le ricerche di Eliade.L'articolo di L.E. Sullivan è tradotto dall'inglese da Riccardo Nanini.