Piccola metafisica della luce
"Da qualsiasi parte egli si volga, sempre il soggetto, incontrando la luce, si trova coinvolto in ciò nei confronti del quale la 'fisica' non manifesta alcun interesse ed anzi sembra essere, o voler essere, quasi del tutto cieca: riflessi e riflessioni, immagini e immaginazioni, fantasie e fantasmi, visioni e vedute, ombre ed abbagli. È appunto in questo senso che una simile 'metafisica è una 'piccola metafisica': un tale termine, infatti, non intende rinviare, almeno in prima battuta, ad alcun 'al di là', ad alcun 'oltre', poiché esso dichiara esplicitamente che il proprio interesse è tutto per quell`al di qua' che è l'uomo, per quel 'qui' assoluto che è ogni singolo uomo; questa 'metafisica' è dunque tutta assorbita dal soggetto in atto nell'unicità della sua esperienza, e sarà solo per fedeltà a quest'ultima ch'essa non vivrà come uno scandalo l'insistente apertura 'al di là' di un simile 'al di qua'. La 'metafisica' qui proposta è una 'piccola metafisica' perché essa non si riferisce al 'cielo', ma alla 'terra', al tutto di questa 'terra'/'cielo' che è sempre ogni singolo uomo; in conclusione il termine 'metafisica' viene qui assunto in riferimento all'esperienza umana della luce in quanto sguardo".