L'occhio e la pagina. Tra immagine e parola

L'occhio e la pagina. Tra immagine e parola

La visione e il linguaggio, la figura e il discorso, la percezione e la descrizione. E su tutti un altro binomio di opposti complementari: la parola e l'immagine. E' su questo tavolo - anche se mostrano molto poco di avvedersene - che la critica e la storia dell'arte giocano la loro posta più alta: la riformulazione verbale dell'immediatezza visiva dell'opera. Sul tragitto che va dall'occhio alla pagina l'Autore de "Il Sublime è Ora" e de "L'Ornamentale" incontra tra gli altri Proust e Roberto Longhi, Derrida e Foucault, Warburg e Panofsky, Leonardo e Fiedler. Ma l'arte può 'interpretare' se stessa? Può fare a meno della critica e del suo linguaggio fatalmente infedele? Ecco allora i 'passaggi' moderno-contemporanei dell'arte concettuale e del citazionismo. Anche l'attività di restauro, l'esperienza del 'critofilm', la prassi espositiva sono modalità dell'intervento critico, che però fanno a meno dello strumento linguistico. Sono anch'esse interpretazioni dell'opera d'arte a pieno titolo? Si disegna così un ampio orizzonte di temi e motivi che potrebbe riassumersi in un'unica, paradossale domanda: se parlare e vedere non sono la stessa cosa, se ciò che si vede non sta mai in ciò che si dice, se la descrizione mai ci restituirà tutto ciò che la percezione ci fornisce, la critica d'arte è davvero 'possibile'? O forse non sa quel che dice e dice quel che non sa?
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