Valorizzare il lavoro per rilanciare l'impresa. La storia delle isole di produzione alla Olivetti negli anni '70
II lavoro di fabbrica nel Novecento si è sviluppato sul prevalente modello tayloristico-fordista: operazioni elementari, ripetute infinite volte, ogni giorno, alla catena di montaggio. Con il passaggio dalla meccanica all'elettronica, ('Olivetti, prima tra le maggiori imprese italiane, negli anni Settanta attua una profonda trasformazione di questo modello. La svolta tecnologica, la riduzione del ciclo di vita dei prodotti, la crescente competizione internazionale sollecitano soluzioni di modulante dei prodotti e maggiore attenzione ai temi della flessibilità e della qualità della produzione. La soluzione è individuata nelle unità di montaggio integrate (UMI) o isole di produzione, piccole unità produttive formate da 15-20 lavoratori responsabili della qualità e del collaudo di un prodotto o di una sua parte: non più un lavoro a catena frantumato in operazioni elementari, ma un lavoro ricomposto in compiti più complessi che richiedono competenza e responsabilità. Migliaia di lavoratori sono avviati a corsi di formazione per apprendere le nuove mansioni e adeguarsi alle innovative soluzioni organizzative adottate dall'impresa. Il cambiamento è frutto di studi, progetti, idealità di una classe di dirigenti, tecnici, operai che hanno assorbito la lezione di Adriano Olivetti e condividono l'aspirazione a ricomporre e valorizzare il lavoro. Una positiva esperienza, su cui tornare a riflettere, oggi.
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