La retorica dei sensi spirituali in Angela da Foligno
L'anima che sperimenta il divino. Con i sensi spirituali. Sensi dotati di potenzialità sovrumane, che consentono esperienze di contatto diretto con Dio e le figure della religione. Delle sue esperienze estatiche la beata Angela da Foligno (1248-1309) narra al padre confessore, "Fratello A.", minore francescano che - affascinato compilatore - riferirà in latino, nel "Liber", il racconto che sgorga in volgare umbro dalle labbra della donna. Un racconto nel quale il contatto privilegiato con il "sentimento" di Dio - esperienza ultracorporea e insieme sensoriale - è rievocato attraverso la memoria della percezione, la traccia sensoriale del momento mistico, in cui gli occhi vedono quel che altri non vede, gli orecchi rapiscono locuzioni e musiche inesprimibili, le narici fiutano il profumo della grazia, il gusto sperimenta la dolcezza di Dio, il tatto l'abbraccio della Divinità. Il volume ricostruisce con rigore, e rievoca con ricchezza di immagine, un preciso fenomeno letterario e storico: quello delle autoagiografie mistico-spirituali femminili, delle narrazioni che di sé fanno, nei secoli XIII-XIV, Angela da Foligno, Margherita da Cortona, Umiliana de' Cerchi, Chiara degli Agolanti e altre donne beate o sante. Voci femminili che affidano (è pressoché una costante) il racconto dell'esperienza mistica a redattori maschili, uomini di religione. E riescono comunque ad arrivare al lettore, al di là dei secoli, con vera efficacia.
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