La costituzione economica cinese

La costituzione economica cinese

Un volume di estremo interesse, che contribuisce a gettar luce sugli aspetti istituzionali, nei loro rapporti con gli aspetti economici, della Cina: il gigante per tanti aspetti ancora misterioso con cui fa i conti, di fatto, il mondo globalizzato. Un ordinamento - o forse, un universo - quello cinese, capace di interrogare molte categorie del pensiero occidentale: e fra esse, certamente, le categorie del diritto. E innanzitutto quella di Costituzione e quella di costituzionalismo. La Cina ha una Costituzione, anzi, la Repubblica popolare cinese se n'è sin qui date ben quattro (1954, 1975, 1978, 1982); e l'ultima di esse è stata emendata ben quattro volte (nel 1988, nel 1993, nel 1999, nel 2004). L'art. 1 della Costituzione cinese proclama che «Il sistema socialista è il sistema fondamentale della Repubblica popolare cinese»: un sistema che trova fondamento nei canoni del socialismo marxista-leninista, secondo il pensiero di Mao Zedong. Ma già alla fine degli anni Settanta, con Deng Xiaoping, si riconosce come obiettivo prioritario lo sviluppo economico del paese, e la Cina si apre a riforme che scolpiscono la nuova via dell'«economia socialista di mercato». Ne seguiranno, nei decenni, riforme che introducono nella Costituzione categorie inedite di colore occidentale: l'iniziativa economica e la proprietà privata, il riconoscimento del mercato. Apparenti antinomie in una struttura statale nella quale il Partito comunista cinese resta comunque, onnipresente, alla base, e al vertice.
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