Vivere di politica. Come (non) cambiano le carriere politiche in Italia
Nel 1862 un libro poi divenuto famoso chiedeva senza mezzi termini che i membri del neonato parlamento d'Italia si togliessero di torno. I nobili scranni della prima Camera nazionale erano definiti "ospizio degli invalidi", una zattera della Medusa rifugio di "tutti i naufraghi, tutti i superstiti, tutti gli sbandati". Centocinquant'anni, un Regno e due Repubbliche più tardi, un altro libro sullo stesso argomento, di Stella e Rizzo, è diventato un best seller, inaugurando una nuova stagione di inchieste giornalistiche su un ceto politico parassitario e inamovibile. Il problema - la moralizzazione, la riduzione dei benefici immotivati, il deficit di responsabilità dei politici ha dunque radici antiche e resta irrisolto, tanto da apparire insolubile. Non così all'autore di questo libro. Certo, il suo ritratto della classe politica italiana - popolata di figure come il "surfer", il "comprimario", l'"irriducibile" - resta allarmante. Nondimeno, Verzichelli si ostina a formulare alcune proposte capaci di incoraggiare "senza pretese di perfezione e senza cambiamenti rivoluzionari, modelli di carriera politica più moderni ed efficaci, che restituiscano al nostro sistema politico lo status di caso non deviante".
Momentaneamente non ordinabile