Vivere nel presente. Un aspetto della visione del tempo nella cultura occidentale
Il presente, l'istante. Quando si spengono le fiaccole celebrative del progresso storico, quando la storia pesa sull'uomo con minacce e paure, si delimitano esigui momenti, ci si rifugia in frazioni di tempo come in isole, si cerca la felicità non sull'onda degli anni ma nel cerchio chiuso di una doviziosa attualità. Nella sua magistrale indagine Sozzi prende in esame quell'aspetto essenziale della visione del tempo che è il presente, partendo dal concetto che ne ha elaborato il pensiero otto-novecentesco, da Nietzsche a Bachelard, da Bergson a Lévinas, da Heidegger a Eliade. Dopo aver esplorato l'inclinazione a "vivere nel presente" dei popoli primitivi, così come degli sprovveduti, dei bambini, dei borghesi, l'autore si volge a considerare il presente nella prospettiva epicurea, dal 'carpe diem' degli antichi ai libertini e al Novecento, e quindi nella prospettiva ispirata a una stoica e razionale saggezza. Parla poi del presente vissuto in termini evangelici (da Pascal ai predicatori), e della visione progressiva e storica nella quale, come dice Hugo, il presente è solo "l'incudine su cui si forgia l'avvenire". Gli ultimi capitoli portano l'attenzione sulle connotazioni positive che accompagnano nella nostra cultura la nozione di presente, prendendo in esame le testimonianze che raccontano dell'estasi dell'attimo, e dell'attimo come porta verso l'eterno, in termini tanto religiosi quanto laici.
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