Giovanni Gentile
Gli italiani in genere non lo sanno, ma sono tutti figli della scuola riformata e ideata da Giovanni Gentile. Certamente l'identità italiana deve parecchio al filosofo di Castelvetrano, iniziatore, tra l'altro, dell'Enciclopedia Treccani. Filosofo, senatore, ministro, intellettuale militante, egli fu mosso dall'intento di trovare un percorso ideale e storico unitario in grado di dare agli italiani un nuovo senso di appartenenza ad una cultura comune e condivisa, di fondare l'unità della penisola anche dal punto di vista culturale e spirituale con frequenti richiami alla continuità storica e politica con il Risorgimento. Un percorso intrapreso dapprima insieme a Croce, con "La Critica" e numerose iniziative editoriali, poi col fascismo, di cui fu il costruttore assieme a Mussolini, e il massimo organizzatore culturale. A Gentile, l'ultimo filosofo italiano di una qualche rilevanza nel panorama internazionale, si deve inoltre la peculiare concettualizzazione dello stato fascista come stato etico. Dopo l'8 settembre diede la sua sofferta adesione alla Repubblica sociale italiana e rimase a Firenze, dove, il 15 aprile 1944, fu ucciso da un gruppo di partigiani comunisti appartenenti ai Gap. Finita la guerra, per la cultura italiana - passata dal fascismo all'antifascismo - Gentile è diventato una figura da ripudiare, ma soprattutto da rimuovere.