La cultura fascista
Nel suo programma totalitario il fascismo intese "rifare gli italiani". Indottrinamento, legislazione e repressione furono - come sostiene l'autrice di questo libro - le vie attraverso cui si volle rimodellare il corpo, la psiche e i comportamenti degli italiani per "combattere la decadenza". Essenziale il ruolo assegnato alla cultura: una vasta schiera di intellettuali, pronti a condividere ideali e valori in nome della modernità, aderì a quel progetto. Queste pagine raccontano come in concreto il mondo della cultura abbia contribuito alla diffusione dei modelli fascisti di modernità, ripercorrendo le diverse forme dell'interazione fra politica e produzione culturale. Un'indagine che ci porta a contatto con la narrativa (Alvaro, Moravia), il cinema (Blasetti, Camerini, Matarazzo), le riviste ("Il Saggiatore", "Orpheus", "L'Universale"), illustrando i riflessi della campagna per l'autarchia e di quella antisemita, e rintracciando l'emergere di una coscienza antifascista in alcuni giovani intellettuali (Visconti e De Céspedes). Un contributo chiarificatore sulla lacerante e controversa vicenda dei rapporti fra intellettuali e fascismo.
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