La forma di governo in Italia. Dibattiti politici e giuridici tra otto e novecento
Dalla fine dell'Ottocento alla nascita della Repubblica la forma di governo è stata in Italia uno dei temi centrali della discussione pubblica, investendo questioni rilevanti relative al succedersi dei sistemi elettorali e all'affermazione delle organizzazioni di massa: il partito e il sindacato. In questo volume si esamina come la cultura politica e quella giuridica, nel loro inevitabile intreccio, sostennero o contestarono i modi nei quali si definivano, via via, i rapporti tra il potere esecutivo e il potere legislativo e si legittimavano le prerogative di ciascuno di essi. Il pur precario equilibrio tra i poteri raggiunto nello Stato liberale si frantumò quando, con il fascismo, la direzione politica dello Stato fu assunta dal Capo del governo. Solo nella Costituente repubblicana si avviò una complessiva democratizzazione del sistema politico: si garantirono i diritti individuali e sociali, si stabilì il ruolo centrale del Parlamento e la funzione di raccordo tra le istituzioni fu affidata in modo pressoché esclusivo ai partiti. L'autore ha potuto rilevare che in ciascuna delle fasi costituzionali attraversate dal paese, la trattazione delle questioni tecniche e giuridiche si svolse nell'ambito di indirizzi politici o ideologici volti, più o meno palesemente, a determinare 'simmetrie' possibili tra la società e il governo.
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