Leopardi e l'antico

Leopardi e l'antico

Era inevitabile che un maestro della filologia, quale Marcello Gigante, dovesse incontrare, lungo il suo cammino di studioso, l'opera di Giacomo Leopardi. Già agli occhi impietosi di Nietzsche, il poeta di Recanati appariva, infatti, 'l'ideale moderno di un filologo', il prototipo di un intellettuale totale, da contrapporre alla scienza accademica ed esangue dei professori tedeschi coevi. Di fronte alla loro mediocre statura, egli poteva incarnare il campione di una razza rara di studioso, sopravvissuta nella miseria della contemporaneità e 'da paragonare solamente coi Greci'. A buon diritto, allo sguardo di un conoscitore profondo del mondo antico quale è stato Gigante, l'intera opera di Leopardi può proporsi con la suggestione di un'esperienza poetica ineguagliabile: assolutamente moderna, nella rappresentazione del disincanto e del dolore, ma alimentata dal rapporto continuo ed essenziale con l'eredità della cultura classica. [...] (Dall'introduzione)
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