Parti uguali fra disuguali. Povertà, disuguaglianza e politiche redistributive nell'Italia di oggi
Uguaglianza è parola ancora pronunciabile fra i riformisti? Nella ricerca di nuovi contenuti di una politica di progresso sociale nel quadro dell'economia di mercato, le forze di centro-sinistra sono state contagiate dall'idea che tutti gli strati sociali, con la sola eccezione di una ristretta area di poveri, abbiano raggiunto un elevato livello di benessere. Scarsa attenzione viene rivolta alle gravi disuguaglianze nel godimento di beni essenziali - come l'istruzione, il lavoro, le risorse economiche - che segmentano la società e incidono sull'esercizio effettivo dei diritti di libertà. Ignorando il monito di don Milani, "niente è più ingiusto che far le parti uguali fra disuguali", viene proposto uno Stato sociale erogatore a pioggia di prestazioni e servizi, senza tener conto delle diverse situazioni economiche dei destinatari, col risultato di consolidare e perpetuare le disuguaglianze. L'applicazione del criterio dell'universalismo senza selettività ha portato i governi di centro-sinistra dell'ultima fase ad una vera e propria deriva neoliberista. L'autore sollecita un'approfondita riflessione sulla necessità di politiche redistributive dirette a realizzare equità sociale e libertà sostanziale: un utile contributo per la definizione di un nuovo progetto di centro-sinistra.
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