Processo e morte di un fascista. Il caso di Robert Brasillach
Giornalista e scrittore, a ventitré anni titolare della rubrica letteraria del giornale di Maurras "Action française", Robert Brasillach (1909-1945) fu uno dei letterati più in vista dell'estrema destra francese fra gli anni Trenta e la guerra. Nel 1937 divenne caporedattore del settimanale "Je suis partout" di orientamento accesamente antisemita e filonazista. Dopo la liberazione fu processato e condannato a morte per tradimento. Il 6 febbraio 1945, dopo che De Gaulle ebbe rifiutato la grazia, venne fucilato. Fu l'unico esponente di rilievo della cultura di Vichy a finire giustiziato. Minuzioso e stringente come una 'detective story', il libro, che si avvale di carte processuali mai prima d'ora consultate, descrive momento per momento lo svolgersi di questo processo clamoroso. La vicenda politico-letteraria di Brasillach, ma anche le figure degli altri personaggi coinvolti, dal procuratore al difensore, dai giurati ai giornalisti, sono ritratte in una sorta di reportage da cui emerge il quadro di un paese e di una società letteraria che fanno faticosamente i conti con le lacerazioni portate dalla 'collaborazione' e dalla guerra. Cercando con la condanna di Brasillach di lasciarsi alle spalle le compromissioni di Vichy, la Francia libera paradossalmente consegnò un 'mito nero' alla destra fascista e negazionista del dopoguerra.
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