La poesia nel labirinto. Razionalismo e istanza «antiletteraria» nell'opera e nella cultura di Edoardo Sanguineti

La poesia nel labirinto. Razionalismo e istanza «antiletteraria» nell'opera e nella cultura di Edoardo Sanguineti

L'indagine muove dall'individuazione di due aspetti di assoluto rilievo per l'opera e per il pensiero di Edoardo Sanguineti: il suo fermo 'razionalismo' di intellettuale e di poeta da un lato, la sua infaticabile e dottissima pratica 'antiletteraria' dall'altro. Il dibattito sull'irrazionalismo che si svolge in Italia nell'immediato dopoguerra e, insieme, lo stretto nodo di relazioni che intercorrono, in quegli anni, fra esistenzialismo, psicoanalisi e studi di antropologia, etnologia e mitologia, si rivelano determinanti per la genesi e per l'interpretazione di "Laborintus". Al tempo stesso, il progetto di 'storicizzazione dell'irrazionale' proposto da Ernesto De Martino diviene una sorta di modello che consente di comprendere come Sanguineti - storicista e razionalista indefesso - si getti a testa prima fra i materiali di una cultura che esplora insieme inconscio, mito, mentalità primitiva e alienazione mentale per osservare quei materiali alla luce della ragione e correggere ogni tentazione regressiva in un 'reculer pour mieux sauter'. Dalla particolare attenzione rivolta alla geografia allegorica di "Laborintus" scaturisce poi un'approfondita analisi di due immagini chiave del poemetto: la palude e la luna. Filtri di lettura capaci di dare specifico risalto ai temi che passano attraverso i simboli lunari e palustri impiegati in "Laborintus" e in "Capriccio italiano" si dimostrano, da un lato, gli studi di Bachofen, dall'altro il ciclo manniano delle storie di Giuseppe. Completa questa parte dell'indagine un 'excursus' dedicato agli antecedenti della "livida palus" sanguinetiana: la palude dell'inferno dantesco, restituita attraverso la voce di Benvenuto da Imola, e la palude come immagine della lussuria descritta da Sant'Ambrogio nell'"Exameron". La seconda parte del libro è dedicata al 'progetto antiletterario' di Sanguineti. Vengono individuati gli obiettivi polemici di tale progetto e viene ripercorso storicamente il processo di fondazione della "Letteratura" intesa come prassi separata, come spazio autonomo e irrelato. Riflettendo, non in ultimo, sulla sanguinetiana poetica dei titoli, risulta possibile delineare, per il poeta di "Triperuno", una sorta di ideale "antibembismo" evidentemente interpretabile come figura del suo antilirismo e anticlassicismo, nonché del suo "antinovecentismo". Partendo infine dal presupposto che Sanguineti mette in atto la propria polemica antiletteraria muovendosi all'interno della letteratura stessa, si riattraversa l'opera sanguinetiana alla ricerca delle tracce lasciate dalla frequentazione di autori "irregolari", rimasti ai margini del canone: Francesco Colonna, Teofilo Folengo e Giordano Bruno.
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