La Repubblica

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L'Italia apprese di esser diventata repubblica il 5 giugno 1946, dalla conferenza stampa del ministro dell'Interno Giuseppe Romita, a seguito del referendum. L'assetto repubblicano non compariva sulla scena italiana da quando nel 1849 le repubbliche di Roma e Venezia erano state abbattute dalle armi straniere. Forma di governo, ma anche idea politica dalla profonda valenza etico-giuridica, la repubblica affonda le sue radici nella fase più gloriosa della storia di Roma, si tempra con le esperienze comunali e la Serenissima fino alle battaglie del Risorgimento e all'antifascismo: un ideale che fa parte costitutiva dell'identità italiana stessa. Nella lunga storia del repubblicanesimo l'Italia ha avuto un ruolo da protagonista, dovuto in particolare all'eredità romana, che è andato riducendosi a partire dalla seconda metà del '500, con la progressiva eclissi politica del paese e la sua emarginazione dai processi di modernizzazione. Un filone più o meno sotterraneo di quell'idea ha continuato a scorrere fino alla vigilia della rivoluzione francese, ed è tornato a emergere e a crescere, fino a divenire un fiume vigoroso, il cui corso si è via via sempre più legato a quello delle vicende nazionali-risorgimentali. A unità ormai acquisita sotto le insegne sabaude, l'opzione repubblicana ha convissuto a lungo con la monarchia esercitando il proselitismo come testimonianza ideale o propaganda irredentista. Di tutte queste vicende il volume ci restituisce non soltanto i protagonisti, i fatti, le idee, ma tenta di esplorare un terreno più vasto, cercando nella letteratura e nel costume, nella stampa, nell'iconografia e nella simbologia quelle tracce peculiari del repubblicanesimo italiano.
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