Le maschere italiane
Verso la metà del'500 gli antichi riti pagani di Carnevale, Quaresima, Maggio si assestarono in quella che venne chiamata la Commedia dell'arte e che gli stranieri chiamarono già "Commedia all'italiana". In quell'epoca nacquero le prime compagnie professionali stabili di attori di strada, che per procurarsi da vivere dovettero andare incontro ai gusti popolari del loro pubblico e imboccare - a differenza di altri teatri europei finanziati dalle corti - la strada del realismo, della comicità e dello sberleffo irriverente. E' così, per effetto innanzitutto di questo suo originario destinatario, che la comicità ha finito con lo scrivere un'autobiografia comune degli italiani pur quando l'Italia non era altro che un semplice luogo geografico dalle identità locali diverse. Arlecchino, Pantalone, Pulcinella sono prototipi di quel misto di scaltrezza e cinica acquiescenza che fino a Totò hanno fatto trionfare in scena sempre gli stessi trucchi, gli stesse gesti rapidi e indolenti, le stesse burle, plasmando, lungo quattro secoli, un carattere comico proprio degli italiani, costruito a forza di smorfie e di risate, di equivoci e di imbrogli, di salti mortali e di illusioni.
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