Teatri. L'Italia del melodramma nell'età del Risorgimento
Il libro ripercorre la storia sociale del teatro d'opera nella prima metà dell'Ottocento ricostruendone il ruolo nella vita civile degli Italiani. Prendendo le mosse dal moltiplicarsi degli spazi teatrali, l'autrice mostra come la grande stagione produttiva aperta da Rossini e proseguita da Bellini, Donizetti e Verdi si innesti e trovi un proprio slancio particolare in quel sistema di strutture materiali costituite dai teatri di città e tenute insieme dai circuiti impresariali. In questo quadro, le opere nuove circolano con una rapidità e una frequenza sorprendenti se si pensa all'arretratezza del sistema di comunicazioni che collegava tra loro i vari stati preunitari, coinvolgendo un pubblico molto più ampio e variegato di quello dei lettori di libri. Luoghi centrali dell'educazione emozionale degli Italiani, i teatri riflettono negli anni più caldi del Risorgimento l'effervescenza politica del paese. Tanto più sorprendente appare il declino che sia le strutture teatrali sia la produzione operistica conoscono dopo l'Unità, quando la caduta delle corti, la debolezza finanziaria dei municipi e il declino del palchettismo sembrano mettere definitivamente in crisi quel sistema teatrale che si era consolidato tra Sette e Ottocento.
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