La transizione a parole
E' nelle situazioni di interregno che meglio proliferano i germi della degenerazione. E l'interregno tra la prima e la seconda Repubblica appare ormai interminabile. Gianfranco Pasquino, che di questa estenuante transizione non rinuncia ad essere uno dei protagonisti come studioso e come personaggio pubblico, sostiene che per uscirne in positivo occorre anzitutto non lasciarsi ipnotizzare dai facili slogan e dal fragoroso cicaleccio dei media. Occorre cioè capire fino in fondo il linguaggio cifrato di politici e giornalisti, scoprirne le sfumature e i retroscena, sventarne le manipolazioni, chiamare senza timori col proprio nome cose e persone. Ma l'autore non si limita a questa lucida e rinfrancante operazione demistificatrice. Disposto ad essere esplicito anche a costo di risultare scomodo e provocatorio, Pasquino non si nasconde dietro il dito dell'imparzialità accademica: tutt'altro che indifferente agli esiti della transizione, proclama con forza le proprie preferenze per una democrazia maggioritaria e bipolare, e per l'autentico ricambio di una classe politica infestata da burocrati e carrieristi. Il volume è organizzato in una trentina di "voci", ciascuna delle quali contiene, in poche pagine, una chiara presentazione del problema e delle sue implicazioni; l'individuazione degli attori in gioco e dei rispettivi ruoli, interessi, obiettivi, motivi di conflitto; l'indicazione della migliore via d'uscita agli occhi dell'autore. Qualche esempio delle voci trattate: Conflitto d'interessi, Costo della politica, Deriva plebiscitaria, Mattarellum, Partito dei sindaci, Picconatore, Ribaltone, Ulivo.
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