La teoria delle élites
La teoria delle élites si propone di spiegare su base scientifica una delle uniformità indiscutibili della storia umana: il fatto che in ogni epoca e in ogni società una frazione numericamente ristretta di individui tende a concentrare nelle proprie mani un'elevata quantità di risorse (ricchezza, potere, prestigio, sapere), che le consente di imporsi sulla maggioranza della popolazione. In tutte le organizzazioni sociali - dagli stati ai partiti politici, alle imprese, ai sindacati, alle burocrazie, alle chiese - esistono due classi di persone: i governanti (pochi) e i governati (molti). Ma, come illustra chiaramente questa accurata ricostruzione, il fatto che in qualunque tipo di regime, sia esso totalitario o liberale, i veri detentori della supremazia costituiscano sempre un'esigua minoranza non è necessariamente in contrasto con una democrazia intesa come libera scelta dei governanti e responsabiblità di questi ultimi verso i governati. Un problema politico per eccellenza, dal quale discendono tutti gli altri (rappresentanza, partecipazione, governo) e con cui si sono misurati i grandi pensatori della politica: da Machiavelli a Tocqueville, Mosca, Pareto, Weber, Schumpeter, Mills, Aron, Dahrendorf.
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