La città di Alcina. Creazioni urbane, stratagemmi idraulici e architettura alle foci del Po nel tardo Cinquecento
Alla fine del Cinquecento, su di un'isola alle foci del Po, centinaia di forzati innalzano chilometri di muraglia, scavano canali e approntano strade, edificano un palazzo e gettano le fondamenta di altre residenze. Qual'è lo scopo dell'immane lavoro? Chi ne ha ordinato l'esecuzione e fornito i disegni? Mentre Vespasiano Gonzaga conduce a termine Sabbioneta e Cosimo de' Medici avvia il cantiere di una nuova Livorno, qualcosa di forse ancor più grandioso prende forma nei territori orientali del ducato di Ferrara. Al centro di questo libro è un'idea di città estense e il tentativo, solo parzialmente riuscito, di metterla in atto. Attorno a essa ha luogo uno scontro senza esclusione di colpi con una posta in gioco altissima: il controllo del Po, del suo delta e dei commerci nel bacino Adriatico, ancora saldamente nelle mani di Venezia. Puntuali riscontri documentari hanno permesso di ricostruire l'importanza di un disegno che poté concretizzarsi estesamente, innescando acuti conflitti internazionali, prima di essere cancellato da un imprevedibile stratagemma idraulico messo a punto dal patriziato e dai tecnici per contrastare una politica territoriale avversa, ritenuta altamente offensiva. Quella che avrebbe potuto risultare la più grande città di nuova fondazione del Rinascimento italiano sulle rive del Mediterraneo non giunse mai a compimento. Una storia avvincente e finora sconosciuta.
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