La civiltà delle buone maniere. La trasformazione dei costumi nel mondo aristocratico occidentale
Le buone maniere: usare le posate per mangiare, non sputare nel piatto, osservare una assoluta "privacy" nel soddisfare i propri bisogni fisici sono fatti per noi del tutto naturali. Ma sono veramente naturali, o non sono invece il risultato di un processo culturale? In una sorta di galateo francese del 1714 si legge "Quando vien servita la carne, non è bene prenderla con le mani" o, in un altro del 1729, "Quando si è a tavola, non è bene pulire le posate nel tovagliolo o pulire il piatto con le dita", o ancora "Quando si passa vicino ad una persona che sta per soddisfare un proprio bisogno fisico, bisogna far finta di non vederla; in ogni caso non è fine salutarla" - precetti che oggi diamo per scontati ma che non lo erano all'epoca. La nostra vita quotidiana si regola dunque su un insieme di norme culturali e sociali stratificatesi nel corso del tempo. E sufficiente del resto il contatto con civiltà diverse per rendersi conto di quanto relativi siano i nostri comportamenti. Ma Elias va ancora più avanti, mostrando come le nostre abitudini si collochino a stadi determinati di evoluzione culturale. Dall'ambiente di corte certe etichette sono entrate nella sfera del privato diventando abitudine: la spontaneità ha lasciato il posto alla regola, il comportamento si è evoluto. Ma è un'evoluzione che continua ancora e forse i posteri troveranno rozze e sorprendenti le nostre abitudini più raffinate. Nulla infatti fa pensare di essere giunti al termine del "processo di civilizzazione".
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