La sanità liberata. Il «Mercato possibile» per la tutela della salute
Ripensare la sanità italiana è un cruciale punto nel ridisegno dello stato sociale. Il servizio sanitario nazionale infatti costa ormai ai contribuenti italiano 100.000 miliardi l'anno: eppure, le famiglie aggiungono di tasca propria altri 40.000 miliardi, che per buona parte vengono spesi per acquistare prestazioni e servizi già garantiti teoricamente dal sistema pubblico. Le spiegazioni di questa situazione paradossale sono molteplici. Negli ultimi anni le politiche di contenimento della spesa pubblica hanno interessato importanti settori di assistenza sanitaria, tanto da scoraggiare il ricordo al servizio sanitario. Ma la spesa privata rappresenta implicitamente anche il costo sopportato per l'inefficienza del sistema pubblico. L'autore va alla ricerca di una soluzione in grado di liberare la sanità dai ceppi burocratico-statalista e di perseguire, ad un tempo, minore spese e maggiore efficacia, con una combinazione funzionale di pubblico e privato. L'idea chiave è promuovere un 'mercato possibile', sviluppando una fitta rete di mutui e fondi integrativi in sinergia con uno zoccolo assistenziale pubblico molto ampio per i ceti meno abbienti, e uno più ridotto (a copertura dei grandi rischi) per coloro che hanno redditi più elevati. In questo modo si aprirebbero spazi di autotutela individuale e soprattutto collettiva (la mutualità, le casse e i fondi sanitari), favoriti da agevolazioni fiscali riservati agli associati, pur nell'ambito di un più generale assetto solidaristico.
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