I sogni del grande Nord
Tutti i sogni di grandezza cullati dal capitalismo italiano durante gli anni Ottanta si sono dissolti. I poteri forti sono diventati poteri discussi, e i protagonisti di quella stagione ruggente sono ancora sulla scena, ma agiscono in ordine sparso e senza più avere obiettivi di rilievo strategico. Intanto lassù, nella sconosciuta frontiera del Nordest, è esploso un miracolo informale, caotico, anarchico. E allora, che cos'è oggi il Nord? E' un'economia che ha perso i suoi capi storici ed è all'affannosa ricerca di qualcuno che la rappresenti politicamente. Sembrava avere trovato i suoi uomini in Umberto Bossi e in Silvio Berlusconi. Poi il capo del Carroccio ha messo in scena il sogno mattoide della secessione, mentre il Cavaliere si è dovuto porre sulla difensiva. Fine delle grandi prospettive? Trionfo di un fai-da-te lontano dalla politica e desideroso solo di essere lasciato in pace dallo Stato? Forse il destino del Nord è nel 'nuovo' capitalismo, nato e cresciuto fuori dal giro classico, che silenziosamente è uscito dai confini domestici, traffica con il mondo intero e sembra l'unica forza in grado di restare, aggrappata alla modernità europea.
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