Fratelli in camicia nera. Comunisti e fascisti dal corporativismo alla CGIL (1928-1948)
"Questo libro illustra una storia poco nota, quella delle molteplici relazioni che esistettero, durante il Ventennio e oltre, fra comunisti e fascisti, soprattutto in campo sindacale. L'autore prende le mosse dalla cosiddetta direttiva 'entrista' impartita da Togliatti, con la quale agli inizi degli anni Trenta i militanti comunisti vennero invitati a entrare nelle organizzazioni di massa del fascismo. L'""entrismo"", finalizzato in un primo momento a ""far esplodere le contraddizioni interne al fascismo"" mutò ben presto il carattere, in parte raccogliendo le parole d'ordine del sindacalismo fascista, in parte radicalizzandone le istanze. L'apertura dei comunisti ebbe un seguito anche nel periodo della guerra e dopo, allorché si pose il problema del riflusso dei fascisti negli schieramenti politici del postfascismo; qui pure il PCI si dimostrò disponibile al dialogo (dando tra l'altro prova di una grande cautela in tema di epurazione), mentre per converso alcuni importanti sindacalisti fascisti proposero di confluire nel PCI, dando vita ad un movimento sindacale (Mosi) che nel 1946-47 trattò la fusione con la Cgil: un progetto destinato a cadere con la rottura della Cgil unitaria da un lato, e dall'altro con la nascita del Msi e della Cisnal. Condotta in maniera rigorosa su fondi d'archivio e su testimonianza dei reali termini in cui si è svolto lo scontro politico-ideologico nel nostro paese."
Momentaneamente non ordinabile