La bella gioventù
A queste pagine Roberto Ducci - una delle figure di maggior rilievo nella diplomazia italiana del dopoguerra - ha consegnato le memorie della propria giovinezza. Un romanzo di formazione che, sullo sfondo della Roma bene degli anni Trenta, ripercorre l'apprendistato culturale, mondano, amoroso di un ragazzo dell'alta borghesia: la precoce inclinazione alla scrittura; gli incontri con altri apprendisti intellettuali come Moravia, Nicola Chiaromonte, Alberto Mondadori; i primi passi di una felice 'carriera di libertino'; e le prove della guerra d'Africa, i primi incarichi al ministero degli Esteri. Ciò che fornisce al libro il suo speciale timbro è però soprattutto lo stile della narrazione, condotta con maestria in un contrappunto di situazioni intelligemente ironiche, di aneddoti fulminanti, di pungenti malignità. Ed è proprio questo tono particolarissimo che dà colore al ritratto di Ducci, maestro di eleganze letterarie e mondane.
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