La crisi del pensiero e altri «Saggi quasi politici»
A perlustrare con curiosità le opere di scrittori, poeti e romanzieri del Novecento europeo ci si accorge di come le loro riflessioni sulla vita politica, letteraria, sociale dell'epoca siano consegnate sì alla produzione narrativa o poetica 'maggiore', ma anche a pagine saggistiche, a volte eterodosse, che nel restituirci un'atmosfera culturale si rivelano spesso piene di insospettato vigore ed acutezza. Da questi poco frequentati laboratori di idee il Mulino ha inteso proporre ai lettori una scelta di momenti emblematici. Con la sua feconda esplorazione, che tocca una quantità di ambiti di pensiero - dalla psicologia al linguaggio, dalla creazione poetica al tempo, all'arte, alla tecnica - Paul Valéry si staglia come una delle grandi menti del nostro secolo. Questo volume ci mette a contatto con alcuni saggi meno noti, ma non meno potenti quanto a lucidità e preveggenza: si tratta di scritti politici maturati nel periodo dell'entre-deux-guerres, nei quali l'intento è delineare concetti che servono per pensare ai gruppi umani, alle loro relazioni reciproche, ai loro problemi comuni. Poeta e pensatore 'ufficiale', esponente della élite borghese, Valéry si può definire un grande conservatore, sgomento e pessimista di fronte al fondo di insensatezza che sembra soggiacere alla guerra e forse alla Storia stessa. Ciò non toglie che nell'affrontare quelle creazioni collettive e impure che sono le politiche e le civilizzazioni e temi come l'Europa, la libertà, il ruolo del pensiero nella costruzione dell'edificio della civiltà, Valéry dia prova di una impareggiabile intelligenza e forza espressiva (si pensi all'immagine con cui descrive l'intellettuale europeo, sorta di Amleto che guarda avanzare schiere di spettri).
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