Scritti berlinesi
A perlustrare con curiosità le opere di scrittori, poeti e romanzieri del Novecento europeo ci si accorge di come le loro riflessioni sulla vita politica, letteraria, sociale dell'epoca siano consegnate sì alla produzione narrativa e poetica 'maggiore', ma anche a pagine saggistiche, a volte eterodosse, che nel ristituirci un'atmosfera culturale si rivelano spesso piene di insospettato vigore ad acutezza. Da questi poco frenquentati laboratori di idee il Mulino ha inteso proporre ai lettori una scelta di momenti emblematici. La fortuna di Alfred Doblin, in Italia come altrove, è legata essenzialmente a 'Berlin Alexanderplatz' (1929), uno dei casi letterari della Germania weimariana. Ma il suo lavoro intellettuale è estremamente ricco e, oltre che a romanzi, ha dato luogo a racconti, drammi, saggi. Gli scritti di Doblin qui pubblicati sono organizzati in tre nuclei: il primo e il terzo danno spazio ad analisi sul romanzo e sugli scritti; il secondo raccoglie più liberamente testi che hanno per oggetto aspetti del mondo della letteratura: dal rapporto autore/editore, alla recensione, alle relazioni tra lo scrittore e lo stato o la politica. Con il suo nuovo modello di epos, che rifiuta il romanzo psicologizzante e intimistico dell'Ottocento, e con la sua rivalutazione del teatro greco Doblin svolgerà un ruolo determinante nell'indirizzare l'opera di Brecht. Il volume è l'occasione per accostarsi, attraverso questo prosatore programmaticamente 'dilettante', non sistematico, alla stagione più fertile della ricerca letteraria tedesca del Novecento, vale a dire gli anni Dieci e Venti.
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