Patrizi e popolani. La società veneziana nel Trecento
Sulla scia di Machiavelli gli storici non hanno smesso di interrogarsi sulle ragioni che, tra Medioevo e Rinascimento, garantirono a Venezia la sua mirabile stabilità sociale e politica, grazie alla quale la radiosa e opulenta città -stato si meritò l'appellativo di 'Serenissima". Accurate ricerche su materiali d'archivio e l'attento esame della rigogliosa produzione artistica del tempo consentono a Romano di ricostruire la fitta e variegata rete di relazioni che legano patrizi e popolani, e con essa l'immagine di una cultura e di una società fortemente coese, in cui i rapporti non erano definiti da una appartenenza di classe o fazione (come in altre tumultuose città stato-italiane), ma da un profondo senso della comunità civica. Nella sua descrizione delle forme di relazione in atto nella società veneziana trecentesca, l'autore considera in particolare il matrimonio e la struttura familiare; le botteghe artigiane e gli scambi tra commercianti; il ruolo dei parroci e del "reticolo sacro" costituito da conventi, ospedali e confraternite; i rapporti di vicinato e quelli tra padrone e cliente. Un tessuto ricchissimo che nel corso del tempo si trasformò: agli inizi del Quattrocento un diverso spirito politico e sociale, più gerarchico, soppiantò le tradizionali tendenze, più libere e flessibili, della società veneziana. Il vecchio senso della comunità lasciò il posto ad un nuovo, ma altrettanto forte e vincolante senso di appartenenza dei cittadini ad una determinata collocazione nella società .
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