L'età del progresso. L'Inghilterra fra il 1783 e il 1867
Pochi periodi storici hanno colpito tanto profondamente l'immaginazione popolare e lasciato una testimonianza tanto concreta sul suolo inglese quanto il periodo descritto in questo libro, che si apre con le conseguenze politiche, in Inghilterra, dell'Indipendenza americana e della Rivoluzione francese, per chiudersi con un inquietante 'salto nel buio' (la riforma elettorale del 1867), quando già da un trentennio il pudico volto della regina Vittoria sorrideva ai suoi sudditi. In primo piano erano la nuova forza economica liberata dallo sviluppo della tecnologia del carbone e del ferro, e dunque un rapporto nuovo tra uomo e natura modellato dall'uso delle macchine; la nascita di un'inedita struttura sociale, interpretabile in termini di 'classe' e fondata su una massiccia base operaia; la trasformazione della politica e dell'amministrazione, con il crollo delle oligarchie politiche e il grande peso dell'opinione pubblica; e, infine, da Pitt a Palmerston, il mutare degli indirizzi di politica interna ed esterna. Tuttavia, come nota Briggs in questo suo testo ormai classico, fu sempre e solo 'il cammino' degli eventi ad affascinare i contemporanei, o ad atterrirli: e anche se divisi nel giudicare i meriti e le conseguenze del progresso, essi non dubitarono mai della sua radiosa esistenza.