Contadini e proletari. La classe lavoratrice moscovita alla fine dell'800
Durante il tumultuoso sviluppo industriale e il processo di innovazione tecnologica che caratterizzarono la società russa, e in particolare la regione moscovita negli anni 1880-1900, un ingente flusso migratorio si mosse dalle campagne alle città, dalle occupazioni agricole al lavoro di fabbrica. Sino ad oggi quei nuovi soggetti del mondo del lavoro sono stati visti da studiosi marxisti e non-marxisti rispettivamente come protagonisti di un proletariato urbano, portatori di un'avanzata coscienza di classe, oppure come contadini inurbati, preda delle antiche tradizioni, conservatori e ostili a nuove tipologie di associazionismo politico. Con il supporto di un'ampia e inedita documentazione d'archivio, Johnson dimostra invece come gli operai russi di fine Ottocento fossero al tempo stesso proletari e contadini, legati sia al villaggio di origine sia alla fabbrica; a prescindere dal migliorare o peggiorare delle loro sorti personali e dell'economia nazionale, essi tornavano di continuo ai loro villaggi con i quali conservavano fortissimi legami amministrativi ed economici. Vivendo a cavallo di due mondi - la Mosca industriale e l'hinterland contadino - l'operaio moscovita era dunque nutrito da entrambi; da questa duplice identità sociale e mentale scaturiscono molti dei tratti caratteristici che lo resero differente rispetto alla classe operaia di altri paesi.
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