Storia di Roma. 3.Il principato e la crisi dell'impero
Scritta nel 1935 da M. Cary, questa "Storia di Roma" (in tre volumi: I. Dai primi insediamenti alla crisi della costituzione repubblicana; II. La fine della Repubblica e l'instaurazione del Principato; IlI. Il Principato e la crisi dell'Impero) sta avendo da più di cinquant'anni una larghissima diffusione in molti paesi come opera di lettura, piacevole, piena di interesse e al tempo stesso di grande rigore storiografico. Dopo una prima revisione fatta dall'autore nel 1954, se ne è avuta una seconda, nel 1975, ad opera di H.H. Scullard. Quest'ultimo, giovandosi degli enormi progressi realizzati in tanti anni dagli studi in materia, ha compiuto un aggiornamento pressoché completo. Questo volume comprende il periodo che va dalla fine della dinastia giulio-claudia alla morte di Costantino, alla separazione dell'Impero d'Oriente e d'Occidente, alle grandi invasioni di quelle popolazioni che da anni premevano alle frontiere e che la potenza romana era riuscita a tenere a freno. Dallo splendore del periodo di Augusto si è soliti pensare che l'impero andò progressivamente verso la sua fine, per scomparire, almeno in Occidente, travolto dai barbari. In realtà, fino a tutto il secondo secolo l'impero romano continuò ad ampliarsi e a fortificarsi, raggiungendo il massimo della potenza sotto i principi della dinastia flavia e antonina. Gli anni considerati in questo volume sono dunque ancora anni di crescita politica e travaglio economico, sociale e culturale, ricchi di riforme, di commerci, di vivacità intellettuale e di fermenti religiosi. Quando e perché iniziò la decadenza, è un problema tuttora aperto e nella discussione sono intervenuti storici della portata di Gibbon, Rostovzev, Spengler. Certo è che l'eredità dell'Impero romano è sopravvissuta al 476 ed è presente anche oggi in tanti aspetti della vita del XX secolo.
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