I greci e i loro dei
E' difficile districare le trame delle credenze e dei rituali religiosi dei greci nell'epoca che va da Omero ad Aristotele, benché i loro caratteri essenziali si siano poi depositati in quei miti sui quali si è fondata la letteratura occidentale - e basti pensare all'epica o alla tragedia. Ma quelle credenze presentano aspetti contrastanti. Quando, sul finire del secondo millennio a.C., al seguito delle popolazioni indoeuropeee provenienti dal nord, fecero il loro ingresso in Grecia nuove divinità, 'olimpiche' e splendenti di luce celeste, quasi per combattere al fianco degli eroi achei, esse dovettero faticare ad imporre la propria autorità su quella già riconosciuta ad altre divinità dalle popolazioni autoctone. Alla luce dello spirito apollineo che si sprigiona dalla "famiglia divina" di Zeus si contrappongono le ombre e i misteri dei culti mediterranei legati alla terra e volti all'annullamento mistico dell'uomo nel divino: è il mondo inquietante di Dioniso ed Eracle. Da tale incontro nasce una nuova civiltà religiosa, con caratteristiche piuttosto differenti rispetto alle culture circostanti, tanto più importanti quanto più si desidera, come l'autore di questo volume, far trasparire dalle forme di un rituale le attitudini mentali dell'uomo comune. L'analisi della duplice tendenza dello spirito dei greci - quella che ritiene incolmabile il divario tra uomo e divinità, e quella per cui esiste un'affinità sempre più marcata tra l'umano e il divino - è dunque una preziosa occasione, in questo 'classico' della storiografia antica, per farci un'idea precisa dell'antica civiltà greca.
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