Da Pitagora al «mostro di Firenze». La ricerca della verità in filosofia e nel processo penale
L'autore fa scendere in campo una nutrita schiera di filosofi antichi e moderni (i Pitagorici, Socrate, Platone, Aristotele, Occam, Cartesio, Spinoza, Leibniz, Kant, Frege, Meinong, Wittgenstein, Godel, Kripke) e, alla luce delle loro teorie, scandaglia le potenzialità inesplorate del processo penale, soffermandosi su alcuni "casi giudiziari" che hanno coinvolto imputati famosi (Socrate, O.J. Simpson, Enzo Tortora, Anna Maria Franzoni, Pietro Pacciani e i "compagni di merende"). Fra i temi trattati, tutti di grande attualità, si segnalano: il calculus ratiocinator di Leibniz e il "calcolo processuale", il more geometrico di Spinoza e il "libero convincimento" del giudice, il rasoio di Occam e la durata dei processi, l'Ideografia di Gottlob Frege e i limiti formali degli enunciati giuridici, l'ipotesi che il Teorema di Incompletezza di Kurt Godel sia applicabile al processo penale, e la dimostrazione che la semantica dei mondi possibili di Kripke aiuta il giudice a comprendere in profondità le complesse relazioni fra il mondo dei fatti e quello delle norme.
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