Le intercettazioni nel sistema processuale penale. Tra garanzie e prospettive di riforma
Nel panorama sociopolitico attuale risulta indispensabile una indagine che colga la innata necessità processuale della materia ed i suoi effettivi difetti, le concrete motivazioni dello "scontro", la inconfessata confusione tra fisiologia e patologia della vicenda ormai assunta ad insopportabili dimensioni mediatiche, composte da espressioni infedeli nella misura in cui esse nascondono la reale portata della vicenda nella quale la ricerca della "talpa" strumentalmente offusca la caduta di attenzione giudiziaria rispetto ai quotidiani reati commessi per violazione del segreto istruttorio (reato già esistente nel nostro ordinamento). Tanta tensione, dunque, è attualità mediatica non giudiziaria nasconde il confuso rapporto tra notizia e contenuto dell'atto, che sale via via fino al mancato distinguo tra diritto di cronaca e manifestazione del pensiero. Si comprende, così, la dimensione naturalmente politica della materia, ed emerge l'importanza di determinare la dimensione costituzionale della materia e la indiscussa utilità giudiziale di tale mezzo invasivo delle libertà individuali, reso indispensabile soprattutto in quest'epoca di crisi della prova orale, rilevata sin dal 1992 dalla Corte costituzionale, cioè dopo pochi anni dall'entrata in vigore del "nuovo" codice di procedura penale, che, viceversa, aveva concentrato la prospettiva giudiziale proprio sulla prova orale, secondo la risalente cultura processuale.
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