Il dono preteso. Il problema del trapianto di organi: legislazione e principi
A chi appartiene il corpo? E le sue parti? Alcuni sostengono che queste realtà spettino all'individuo, altri alla società. Questo scontro appare irrisolto e particolarmente acceso proprio nei dibattiti che hanno per tema il trapianto di organi. Per cercare di superare questa dicotomia, l'opera presenta l'analisi di due episodi cruciali nella storia dei trapianti: la nascita del concetto di morte cerebrale e l'introduzione nel nostro ordinamento del consenso presunto all'espianto. Gli argomenti che stanno alla base di queste scelte, premettendo a bella posta le loro obiezioni, accompagnano la diffusione del trapianto anche nel nostro paese e sono disposti, inoltre, secondo un percorso votato, acriticamente, all'utilità. I problemi specificamente trattati nell'opera si identificano, perciò, nella analisi storico-filosofica e nello studio tecnico-giuridico dei seguenti temi: l'esame delle più diffuse teorie giuridiche sulla disponibilità di parti distaccate dal corpo, la valutazione della plausibilità degli argomenti che hanno sostenuto lo sviluppo del concetto di morte cerebrale sino alla sua positivizzazione (l.n. 578/93), la disamina della legge sui trapianti (l.n. 91/99) e del cd. silenzio assenso informato, nonché l'indagine sulle ragioni a favore e contro l'introduzione di un mercato di organi umani. L'Autore evidenzia come l'impostazione giuridica e filosofica di questi argomenti postula il corpo ridotto ad un oggetto, strumento di una volontà reale o spirituale (ma comunque diversa dalla materia), che costituirebbe, invece, un'entità soggettiva distinta. Questo radicale dualismo alligna nella cultura contemporanea ed impone un'inaccettabile concezione dell'uomo. La sfida che ci propone l'opera è questa: è possibile pensare il corpo in termini differenti? La riscoperta di un principio di unità originaria, di cui vengono presentati gli argomenti, potrebbe aiutare a rispondere alle molte domande che ognuno di noi si pone quando pensa alla disposizione del proprio corpo o delle sue parti. Non si tratta dunque di schierarsi a favore o contro il trapianto, ma di riflettere senza pregiudizi su ciò che ci costituisce come esseri umani
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