Misurare l'America. Come gli Stati Uniti d'America sono stati misurati, venduti e colonizzati
Nel 1790, poco dopo aver raggiunto l'indipendenza al termine del lungo ed eroico conflitto contro gli inglesi, gli Stati Uniti d'America affrontarono la loro prima grave crisi. L'acquisto di armi e rifornimenti bellici avevano infatti portato il paese sull'orlo della bancarotta. La giovane nazione aveva però una immensa ricchezza: gli sterminati e selvaggi territori che si stendevano a ovest del fiume Ohio, una immensa distesa che arrivava fino all'Oceano Pacifico, dal Canada al Messico. Bisognava dunque vendere quelle terre: per farlo era necessario esplorarle, misurarle, disegnarne le mappe, dividerle in lotti... C'erano però due problemi quasi insormontabili: all'epoca, nella vita quotidiana si usavano più o meno centomila unità di misura diverse, ed era dunque necessario trovare un unico sistema. Inoltre le tecniche di rilevamento non erano sufficientemente affidabili per risultare precise su estensioni tanto enormi: fu dunque necessario ricorrere a tecnici e scienziati europei, in grado di inventare e utilizzare nuovi strumenti. "Misurare l'America" racconta l'affascinante avventura che consentì di misurare un intero continente, tracciando strade e confini. Per farlo, Andro Linklater attraversa storia e geografia, intrecciando politica, scienza ed economia. Non mancano personaggi di grande fascino: i "padri fondatori" Washington, Madison, Hamilton e Monroe, ma anche scienziati dimenticati come Edmund Gunter, che aveva inventato la catena di 22 iarde. Le scelte che permisero di portare a termine quell'impresa titanica furono messe a punto in un dibattito cruciale nella storia delle idee, che contribuì a plasmare la democrazia americana. Il frutto di quello sforzo lo vediamo ancora oggi, inscritto in mille modi nel paesaggio americano: le città con le strade perpendicolari, gli appezzamenti quadrati intorno alle fattorie, i lunghi rettilinei cantati da Kerouac...
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