Stalin e i suoi boia. Un'analisi del regime e della psicologia stalinisti
Come Hitler e altri tiranni, Stalin non era solo: dominò la sterminata unione Sovietica con l'aiuto dei suoi collaboratori - i suoi boia. Il "becchino della rivoluzione" (come lo definiva Trotzkij) non fu l'unico autore e responsabile dello stalinismo: se rimase al potere per trent'anni, fu grazie all'efficienza dei capi delle forze di sicurezza e della polizia segreta, dalla CEKA al KGB: Feliks Dzierzynski, Vjaceslav Menzinskij, Genrikh Jagoda, Nikolaj Ezov, Lavrenti Beria. E, accanto a loro, Vorosilov, Malenkov, Molotov, Mikojan, Kaganovic e molti altri ancora. Ma che cosa spinse tutti costoro a seguire con ardore fanatico i voleri di un criminale? Per cogliere la natura dello stalinismo, è necessario capire che cosa volevano questi uomini, quali furono i loro rapporti con il "Piccolo Padre" e con la struttura di potere sovietica, che relazione ci poteva essere tra il terrore che causavano e quello che essi stessi dovevano provare. Se ci fermiamo alla biografia del leader - il bambino maltrattato, il giovane seminarista, il suddito riottoso al potere imperiale, il bandito e il terrorista, l'uomo politico cinico e spregiudicato e alla fine il "Più Grande Genio di Tutti i Tempi" - emerge la figura di uno psicopatico. I precisi e illuminanti ritratti di Rayfield ci fanno scoprire che per molti aspetti Stalin e i suoi complici erano fatti della stessa pasta. La loro era una dipendenza reciproca. Solo grazie a queste affinità riuscirono a sterminare milioni di propri concittadini, a eliminare i vertici delle forze armate e le élite professionali, a uccidere persino i propri familiari. Attingendo a nuove fonti (a cominciare dagli archivi del KGB, aperti di recente) e affrontando un nodo che la ricerca storica aveva finora trascurato, Donald Rayfield getta nuova luce su uno dei regimi più sanguinari della storia. La figura di Stalin emerge, ancora più terribile, al centro di una corte spietata, fatta di fanatici e devoti al capo, ideologicamente dottrinari ma anche sadici assetati di sangue. Con questa ricostruzione sconvolgente e spesso angosciante, "Stalin e i suoi boia" ci permette finalmente di comprendere i pensieri più segreti del dittatore e di cogliere i meccanismi psicologici - e non solo politici - che resero possibile l'errore comunista.
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