Poesie (1976-2007)
"Ciò che posso, e che tengo molto a fare, è di affermare chiaro e forte una qualità, una grandezza che sono ben capace di percepire, non è necessario andare a fondo di ciò che racchiudono per sentire la nobiltà e la gravità d'una tragedia o d'un inno. Non è necessario aver saputo districare tutte le sue tracce tra terra e cielo, tutti i volumi, i consentimenti discreti alle intuizioni proprie dell'ornamento, per apprezzare la beltà di una forma architettonica. Io trovo superbi il disegno e il colore della "Ronda dei conversi" [...] e vorrei attirare su quest'opera l'attenzione di qualche vero amico e testimone della creazione poetica in Francia, chiedendogli non tanto di leggerla ma di meditarla, di ricominciarla in se stessi, di convertirsi ad essa: focolare della poesia, alta fiamma che brucia chiara. Avranno, questi lettori confidenti, un lavoro da fare, è vero. Nutrendosi queste poesie spesso enigmatiche, ellittiche, del contenuto dell'esperienza personale, come sempre bisogna fare quando è il poetico autenticamente in gioco. Provando anche il desiderio, come me, di accrescere la conoscenza della lingua per meglio accostarsi al testo, che non può dispiegare nessuna traduzione, per quanto essa [...] sia esatta e bella: consentendo di intendere una voce la quale attinge le sottigliezze dell'opera nella semplicità, nell'unità, di una vita sempre attenta, in Eugenio De Signoribus, ai bisogni semplici dell'esistenza. [...] Saluto con affetto Eugenio, nel ricordo della sua presenza commovente di uomo poco incline a comparire in luogo dei suoi scritti, benché ragguardevole al pari di essi, e benefico, oso dire: presenza riservata, silenziosa, si direbbe quasi selvatica, ma nimbata di quella luce che nasce dall'esigenza severa, quando è insieme dolcezza attenta e tenerezza. Quella che è così la purità stessa, altro nome della poesia che non è e non cerca di essere che se stessa." (Yves Bonnefoy)