Don Giovanni (raccontato da lui stesso)
E' un pomeriggio qualunque e don Giovanni, l'eterno fuggiasco, inseguito da due motociclisti, atterra nel giardino inselvatichito di una locanda, sulle rovine dell'antico convento di Port-Royal. Vi resterà per due settimane, nella breve pausa d'un vagabondaggio che ha appena toccato diversi paesi, dalla Georgia alla Norvegia. Ma quello che ci racconta Peter Handke - o meglio, quello che lo stesso don Giovanni racconta al suo ospite - non è il personaggio che ci arriva dalla tradizione, anche se non ha perso la sua terribile forza seduttiva e le donne ne vengono irresistibilmente attratte, ancor più in un mondo come quello attuale, popolato di solitudini. Questo nuovo don Giovanni rivela una sensibilità non comune. Appare ben consapevole - con la nota di malinconia che l'accompagna - di vivere in dimensioni temporali diverse. Percepisce ancora l'eco della sacralità dell'esistenza. Soprattutto, continua a possedere un potere straordinario e ce ne rivela - forse senza volerlo - l'inafferrabile segreto. Solo uno scrittore come Peter Handke poteva affrontare un mito come quello di don Giovanni facendo risuonare note nuove e inattese, in un racconto disteso che procede per immagini ricche di echi e suggestioni e folgoranti sintesi poetiche.
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