Dietro le parole
Il tono apparentemente cronachistico di queste pagine mette a fuoco, in realtà, decisivi nodi dialettici come il confronto tra classicità e avanguardia, visto specialmente in rapporto al contrasto tra totalità e disgregazione, il dissidio tra esperienza e parola, lo stereotipo culturale mitteleuropeo, la sintesi tra poesia e scienza, ma anche il dramma dell'anarchismo reazionario, studiato quale struttura in filigrana dei nazionalismi e dei fascismi "entre deux guerres". Un motivo di particolare suggestione nasce dal fatto che Magris si cimenta qui sovente con materie e aree culturali diverse, dalla "piccola patria" triestina agli intrighi della grande letteratura cosmopolita, da Biagio Marin, insomma, a Joyce e Proust, ma senza trascurare il vecchio Salgari dei nostri libri giovanili.